Castiglione d’Orcia

La frazione di Gallina fa parte del Comune di Castiglione d'Orcia, territorio immerso nel Parco della Valdorcia, patrimonio UNESCO dal 2 Luglio 2004.

Del Comune fanno parte, oltre alla nostra frazione, anche quelle di Bagni San Filippo, Campiglia d'Orcia, Vivo d'Orcia, Poggio Rosa, Monte Amiata Scalo.

Gallina

Il borgo di Gallina è un antico villaggio agricolo, sorto come stazione di sosta per i pellegrini poiché posizionato nel punto in cui la via Cassia coincide con la vecchia via Francigena. Chiamato Osteria della Scala, è sempre stato molto frequentato dai viaggiatori in pellegrinaggio verso Roma, sino ai tempi recenti. Ha conosciuto una forte espansione negli anni del dopoguerra, ma vi sono ancora a testimonianza del suo passato numerosi casali fortificati ed ex stazioni di posta che mantengono conservato il loro aspetto originario.

Monumenti e luoghi d'interesse

La Chiesa di Santa Maria dei Campi, chiesa di riferimento della frazione, è stata edificata tra la fine degli anni sessanta e la prima metà degli anni settanta del XX secolo. Si presenta ad aula unica, in stile neoromanico, con facciata a capanna con paramento in pietra. All'interno, un grande arco a tutto sesto in pietra segna la zona del presbiterio. La chiesa è situata nel territorio parrocchiale dei Santi Quirico e Giulitta di San Quirico d'Orcia.

Di grande interesse sono anche le fattorie fortificate e antiche stazioni di posta: La PoderinaLa RimbeccaLa ScalaLe Briccole, che conserva ancora la chiesa di San Pellegrino, con l'antico spedale dove sostò anche Francesco d'Assisi.

Le Briccole, inoltre sono ricordate per essere citate nell'Itinerario di Sigerico, arcivescovo di Canterbury. Infatti, la località rappresentava la XI tappa (Submansio) ed era allora definita Abricula.

Castiglione d'Orcia

Si hanno notizie del centro dal 714 quando era certamente possedimento degli Aldobrandeschi e aveva il nome di Petra. Nel 1252 divenne Libero Comune, ma la sua indipendenza durò al massimo un secolo; nel 1274 venne incluso nella Contea di Santa Fiora con la spartizione dei possedimenti della famiglia Aldobrandeschi. Nel Trecento si sa con certezza che era già possedimento di Siena, che successivamente la concesse a famiglie potenti in cambio di favori di natura finanziara, come i Piccolomini prima e iSalimbeni successivamente, che usarono Castiglione d'Orcia proprio come una delle basi per la loro rivolta contro i senesi. Successivamente Castiglione passò in mano ai fiorentini, che nel 1605 la affidarono ai nobili bolognesi della famiglia Riario.

Monumenti e luoghi di interesse

Il monumento più conosciuto all'interno del territorio comunale di Castiglione d'Orcia è senz'altro la torre della Rocca di Tentennano. Questo imponente cassero è posto sulla cima di un colle calcareo che svetta sulla val d'Orcia e sovrasta il piccolo borgo medievale di Rocca d'Orcia. La rocca fu da sempre un insediamento strategico per le sentinelle che sorvegliavano la Val d'Orcia tra il IX e il XIV secolo. Fu teatro di un duro scontro fra la famiglia dei Salimbeni e la Repubblica di Siena, la quale riuscì a riottenerla nel 1408. Dopo altri due secoli di utilizzo come punto di vedetta, la rocca fu di nuovo teatro dell'ultimo scontro che la vide protagonista, nel XVI secolo fra senesi e fiorentini. Da notare che in entrambe le battaglie la Rocca fu conquistata solo grazie a tradimenti delle forze che la presidiavano. Sebbene molte persone ritengano la Rocca di Tentennano parte integrante del paese di Castiglione d'Orcia, è giusto sottolineare che storicamente i due borghi, per quanto vicini, hanno sempre seguito vicende storiche ben distinte, almeno fino al 1777, anno in cui il Comune della Rocca è stato fuso con quello di Castiglione.

Bagni San Filippo

Già noti ai Romani, Bagni San Filippo si trova in una zona di grande interesse paesaggistico e naturalistico. I Bagni furono ristrutturati nel 1566 per volontà di Cosimo I de' Medici. Furono frequentati anche da altri illustri personaggi appartenenti alla famiglia de' Medici, come Lorenzo il Magnifico, che vi si recò nel 1485, e il Granduca Ferdinando II, che tentò, nel 1635, di liberarsi da un persistente "mal di capo".

Delle acque fu compiuta una prima analisi chimica, alla fine del Settecento, da Giorgio Santi. Nell'Ottocento, Antonio Targioni Tozzetti le studiò accuratamente, mentre Giuseppe Giuli, dopo averne steso una descrizione chimica, ne valutò le proprietà terapeutiche.

Le acque di San Filippo non sono legate solo ai temi dell'idrologia medica, ma anche a quelli del rapporto tra arte, scienza e tecnica. Le acque, infatti, contengono in abbondanza carbonato di calcio che, solidificando, forma delle particolarissime concrezioni bianche. Già nel secolo XIII Ristoro d'Arezzo, nella sua Composizione del Mondo, aveva sottolineato la particolarità di questo tipo di acque: «E già sono issuti monti, li quali erano tutti bianchi, quasi come neve, li quali erano fatti d'acqua, la qual facea pietra; e segno di ciò si era, che l'acqua uscia a sommo quelli monti, e vegnendo giù spargendosi d'attorno quelli monti, quella acqua si struggea facendosi pietra, e crescea sempre il monte. E nella sommitade d'uno di quelli monti era uno bagno d'acqua calda: nella quale noi ne bagnammo, e i nostri capelli, i quali stavano nell'acqua, vi si poneva pietra d'attorno, come la cera allo stoppino per fare candela».

Oggi le Terme di San Filippo, con i loro moderni impianti, sono meta ideale per una vacanza rilassante e offrono, grazie alle proprietà curative delle loro acque, un valido rimedio contro varie affezioni.

Campiglia d'Orcia

Il primo documento dell'esistenza di Campiglia è del 973 d.C. Ancora oggi l'assetto del paese conserva l'impostazione urbanistica ricevuta prima dell'anno 1000 ed ha perciò eccezionale valore storico-documentario. Si conserva tuttora la porta Sud dell'antica cinta muraria.

Nel medioevo Campiglia fu sotto il dominio della famiglia dei Visconti, la cui rocca, il Cassero, dominava il paese. Poco più in alto sorgeva un'imponente fortificazione sempre dei Visconti, Campigliola. Mentre il Cassero è oggi del tutto scomparso, rimane in mezzo a un bosco selvaggio l'imponente torre di Campigliola, una costruzione possente in blocchi di pietra. Ci si arriva con una bella passeggiata attraverso un'antica strada con muretti a secco recentemente ripristinata e inserita nella Rete Escursionistica Toscana. Per la sua posizione strategica sulla via Francigena, Campiglia attrasse le mire espansionistiche di Siena, la quale nel corso dei secoli XII e XIII intensificò le iniziative per assoggettare i Visconti, che conducevano una politica alquanto ambigua per l'alternarsi di alleanze con senesi ed orvietani, questi ultimi vicini ai fiorentini. Nel 1234 per punire uno dei voltafaccia dei Visconti le forze Senesi conquistarono Campiglia e il castello di Campigliola.

Nel 1423 attraverso il matrimonio fra donna Rabba dei Salimbeni e Giovanni di Credi Visconti il feudo di Campiglia per via ereditaria passò alla famiglia Salimbeni, preludio alla definitiva annessione alla Repubblica di Siena nel 1429. Tra pestilenze, carestie e guerre il paese era decaduto e si era spopolato, tanto che nel 1432 Siena lo ripopolò con abitanti provenienti dalla Val d'Arbia invogliandoli con esenzioni pluriennali dalle tasse e finanziando la ricostruzione delle mura. Campiglia compare perfettamente riconoscibile, insieme a San Quirico d'Orcia, Castiglione d'Orcia, Radicofani e l'Amiata, in un quadro di un pittore senese, il Sassetta, oggi al museo Condé di Chantilly, che raffigura lo sposalizio mistico di San Francesco con le tre virtù teologali e faceva parte di un importante polittico dipinto fra il 1437 e il 1444 per la chiesa di San Francesco a Borgo Sansepolcro ed ora smembrato.

Vivo d'Orcia

Ubicata alle falde del monte Amiata, possiede degli edifici religiosi risalenti all'XI secolo. A monte del borgo, 1100 m s.l.m., è situato un minuscolo romitorio, l'Ermicciolo, intitolato a San Benedetto. Esso appartiene al Monastero del Vivo, fondato da San Romualdo nell'XI secolo ed un tempo abitato dai monaci Camaldolesi, che si trova a valle del borgo. I due manufatti sono tra loro collegati da un sentiero realizzato lungo il corso del fiume che scorre a valle della frazione. Lungo il percorso vi sono tracce di vecchie installazioni industriali, quali cartiere e mulini ad acqua, risalenti ai secoli scorsi ed ormai abbandonate e ricoperte dalla folta vegetazione della zona.

L’Eremo è il nucleo più antico del paese, si incontra nella parte bassa dell’attuale abitato e fu eretto sulle rovine di un monastero camaldolese che fondò San Romualdo. Dell’insediamento rimane il Borgo Principale, caratterizzato da antichi fabbricati, e la chiesa di San Marcello con lo stemma della famiglia Cervini in facciata. La chiesa è frutto di varie trasformazioni di cui restano interessanti decorazioni plastiche sul lato destro.